Il cappotto termico è un sistema di isolamento che si applica direttamente sulle facciate, all’esterno, senza intervenire all’interno delle unità abitative.
E’ una soluzione che comporta l’utilizzo di pannelli di materiale isolante di varia natura, che vengono applicati alle pareti perimetrali mediante incollaggio e tassellatura.
I pannelli di rivestimento del palazzo non hanno retto al fuoco e proprio il fatto che non fossero ignifughi è uno dei temi delle indagini.
Già nelle prime ore dopo l’incendio il professor Angelo Lucchini, docente di Architettura tecnica al Politecnico di Milano, aveva dichiarato al Corriere della Sera che: “poiché il fuoco pare si sia propagato solo all’esterno, se qualcosa non ha funzionato riguarda esclusivamente l’involucro e in particolare il suo rivestimento.”
Secondo Lucchini, appunto, l’esterno del palazzo si è incendiato “perché il rivestimento è stato realizzato con materiale combustibile, in grado di reagire rapidamente all’innesco”.
In effetti, come le indagini successive hanno appurato, il rivestimento esterno era costituito da pannelli altamente infiammabili.
Il professore precisa ancora, ed è un passaggio molto importante: “Il rivestimento delle facciate è inappropriato e non si concilia con i requisiti di sicurezza rispetto al fuoco previsti dal ministero dell’Interno per gli edifici civili”.
Il punto è che non esiste l’obbligo di applicare le linee guida dei vigili del fuoco, perché non hanno ancora valore di normativa. “Le linee guida preparate dai vigili del fuoco per il ministero, fatte peraltro molto bene, hanno valore di raccomandazione. È però auspicabile che, anche alla luce di questo caso milanese, si acceleri il passaggio a un livello obbligatorio”, conclude il professore.
Al momento, quindi, è stato accertato che il grattacielo presentava diverse falle in tema di sicurezza e prevenzione degli incendi, a partire dall’allarme e dai sistemi antincendio, che non avrebbero funzionato a dovere, fino ai materiali non ignifughi della struttura esterna a forma di vela.